giovedì, febbraio 28, 2013

Non sono brava con le presentazioni, e le torrette di pollo e bietola al forno

Non sono brava con le presentazioni.
In tutti i sensi!

Quando mi presentano qualcuno scatta immediatamente la funzione"pensa a qualunque altra cosa fuorchè al nome di chi ti stanno presentando", cosicchè già tre secondi dopo mi domando come mai, alla mia veneranda età, non ho ancora imparato che almeno in quelle occasioni dovrei fare un piccolo sforzo e rimanere un minimo concentrata.
Così, a breve, son lì che faccio l'inevitabile domanda: "Scusa, non ho capito bene, mi ripeti il tuo nome???".

Lo so, capita....ma a quanti di voi capita che il cervello parta nuovamente per la sua tangente non appena l'interlocutore, gentilmente, ripete il suo nome? 
Perchè in certi casi a me succede anche questo, con il risultato che dopo un paio di volte desisto, e ricorro all'improvvisazione e alle perifrasi per rivolgermi al malcapitato il cui nome non riesco decisamente a cogliere.
Sono quasi diventata una maestra in questa raffinatissima arte! :)

Allo stesso modo non sono brava nella presentazione dei piatti, e immaginare di partecipare ad un contest che ha ad oggetto proprio questo aspetto della preparazione di un piatto, per me è pretenzioso almeno quanto pensare di correre la Maratona di New York.

Ma il contest è di Silvia, che è una ragazza che mi piace un sacco, e ci tengo comunque a non mancare l'appuntamento con lei e allora, in puro spirito "decoubertiniano", chissenefrega! 

Il piatto parte da un'operazione di svuotamento del frigo, quindi da ingredienti semplici e banali, ai quali ho voluto dare un aspetto meno ordinario presentandoli, invece che sparsi per il piatto e separati, sotto forma di colorata "torretta".



Tempo occorrente:
30 minuti

Ingredienti per 2 persone:
300 gr. di bietole fresche
400 gr. di petto di pollo
4-5 fette di speck
un bocconcino di mozzarella
uno spicchio di aglio
un cucchiaio di maggiorana (io ho usato quella secca)
una manciata di polvere di pistacchi (o pistacchi tritati al mixer)
olio extravergine di oliva
sale e pepe q.b.

Lavare accuratamente la bietola, tagliarla a listarelle e sbollentarla in acqua bollente per circa 10 minuti.
In una ampia padella far soffriggere in un filo d'olio lo spicchio di aglio, quindi aggiungere la bietola ben scolata, salare e far ripassare per circa 5-10 minuti.
Intanto ridurre il petto di pollo in piccole fette, appiattirle un po', disporle su una placca da forno foderata con carta da forno e condirle con sale, pepe, maggiorana ed un filo d'olio.
Infornare in forno già caldo per circa un quarto d'ora.
Intanto tagliare le fette di speck ottenendo tanti pezzi quanti sono quelli di pollo; allo stesso modo affettare la mozzarella.
Trascorso il quarto d'ora estrarre la teglia dal forno, completare il pollo con speck e mozzarella, e ripassare in forno per altri 3-4 minuti in modo che il formaggio cominci a fondere.
Nel frattempo, con l'aiuto di un coppapasta, disponete su un piatto uno strato di bietole. 
Aggiungere quindi il pollo e completare con una spolverata di pistacchio.
Servire immediatamente!

N. B. Con queste dosi mi sono venute 4 torrette a testa, ma tenete conto che erano piuttosto piccine, del diametro di 6-7- centimetri ciascuna. E comunque noi siamo di appetito :)

Con questa ricetta partecipo al contest di presentazione di Perle ai Porchy




mercoledì, febbraio 27, 2013

La ricerca della primavera e l'iceberg stufata

La leggo dappertutto, la sento nell'aria, questa vibrante, strenua attesa della primavera, dell'esplosione di colori, calore, luce, questo desiderio di aria aperta, di sole, di emozioni nuove.....

Anche io son qua, quasi come un animaletto, ad annusare l'aria, a guardare il cielo, pronta a cogliere le sfumature anche minime che mi dicano, sì, ci siamo, è arrivata!!
Ne ho bisogno come del cibo che mi nutre, come dell'aria che respiro, come dell'abbraccio che anelo, per levarmi di dosso questo grigio, questo torpore, e festeggiare, e sentirmi leggera, quasi nuova.

Ne ho bisogno anche a tavola, per quanto li ami non ne posso più dei sapori invernali, devo rinfrescare il palato, cominciare a giocare con ingredienti nuovi.
Anelo il sapore degli asparagi selvatici, la croccantezza di un carciofo fresco, la delicatezza dei pisellini.....

Ma ancora non li trovo, e scalpito, e sperimento più che mai per cercare di non annoiarmi.
E allora prendo un'insalata e la metto nel tegame, e la cuocio.......


Tempo occorrente:
15 minuti

Ingredienti per due persone:
un cespo di iceberg
una manciata di uvetta
una manciata di pinoli
una manciata di olive nere al forno
uno spicchio di aglio
mezza tazzina di aceto bianco
olio extravergine di oliva
sale e pepe q.b.

Mettere a mollo l'uvetta in una tazza di acqua tiepida.
Lavare l'insalata e ridurla a listarelle.
In un tegame far soffriggere uno spicchio di aglio intero in un cucchiaio di olio di oliva, quindi unire i pinoli e lasciarli tostare un paio di minuti.
Aggiungere l'insalata appena scolata, l'uvetta e le olive, coprire e lasciare stufare per circa 10 minuti, fino a quando tutta la sua acqua non si sarà ritirata. 
Regolare di sale e pepe, sfumare con l'aceto e servire ben calda, come contorno o come insolito antipasto insieme a salumi, formaggi e crostini.


P.S. Nella mia ricerca di primavera mi aiuto così, con i miei adorati tulipani.
Li condivido con voi perchè possiate rallegrarvi insieme a me dei loro colori e della loro semplice, elegante bellezza.


martedì, febbraio 26, 2013

La forza della solidarietà e lo strudel salato con spinaci, zucca e semi

Oggi più che mai ho voglia di parlare di cose belle, di quelle che fanno star bene, sentire uniti, credersi forti, abbracciarsi con il sorriso, e pensare che l'essere umano, nonostante tutto, sia una gran bella specie animale.

Ho voglia di parlare del ritorno a casa di un'amica per un fine settimana, della voglia di passare insieme una serata dopo tanto tempo, del suo bisogno di vedere tutte le amiche a lei care in un'unica occasione.
Dell'entusiasmo organizzativo che ci ha coinvolte in dodici, tutte diverse, ognuna con la sua storia, con i suoi impegni, i suoi momenti sì e pure quelli no, tutte ugualmente impegnate a far sì che quella serata fosse unica e speciale, come l'amica che aspettavamo.

Abbiamo deciso di trovarci a casa di una di noi e che ognuna avrebbe portato qualcosa, ed all'ora convenuta eccoci, tutte riunite sotto lo stesso tetto: chi ha portato le lasagne, chi il vino, chi una torta salata, chi ha fatto il dolce e poi, non potendo venire, l'ha mandato. La padrona di casa ha fatto il chili, un'altra è arrivata con le verdurine bell'e pulite per il pinzimonio. C'erano un'insalata di pollo e le pizzette sfoglia, il gateau di patate e gli sformati....insomma, sembrava di stare ad un pranzo di matrimonio!

Tra di noi c'era chi ha perso il lavoro, chi non l'ha mai avuto, chi ha studiato per una vita ma la precarietà è il suo modus vivendi, chi sta rischiando il tutto per tutto per il sogno di una vita migliore e più umana, chi aspetta l'occasione giusta per andarsene; chi aspetta un bimbo, chi ne ha già avuti, e chi non ha il coraggio nemmeno di sognarne uno; chi ha comprato casa per mettere le radici ad una vita nuova di zecca, e chi la sta sognando, qui, in un angolo di questa amata e strana Italia.

Si è parlato di tutto, di raccolta differenziata e di capelli, di uomini che ronfano sul divano e di donne che idem, di mooncup e di poppate, di studio e di verdure di stagione, del lavoro, di viaggi, di sogni, speranze, ricette, esperienze.....ma la sensazione più bella che ho portato a casa è stata che, nel rispetto delle nostre differenze e nel nostro collaborare, sta la nostra vera forza. Nella certezza che nessuna di noi, da sola, avrebbe potuto creare quella serata e che solo tutte insieme l'abbiamo fatto. E nel calore di quei sorrisi, nella stretta di quegli abbracci che solo l'amicizia, l'affetto e il sentirsi solidali, tutti nella stessa barca, possono rendere così veri.



Foto "rubata" un attimo prima che lo strudel lasciasse
casa per raggiungere la festa!

Tempo occorrente:
50 minuti + 30 per far raffreddare la farcia

Ingredienti per 6 persone:
un rotolo di pasta sfoglia
500 gr. di spinaci freschi
300 gr. di zucca decorticata
due fette di prosciutto semidolce
(tagliate spesse)
150 gr. di emmenthaler
uno spicchio di aglio
10 gr. di burro
semi vari a piacere 
(io di zucca e di
sesamo nero)
un tuorlo d'uovo
sale q.b.


Ridurre la zucca a dadini di circa un centimetro di lato e lasciarla cuocere per circa dieci minuti in una pentola coperta, insieme al burro e ad uno spicchio di aglio vestito.

Aggiungere quindi gli spinaci, lavati abbondantemente e ridotti a listarelle. Regolare di sale e portare a cottura le verdure (ci vorranno al massimo altri 10 minuti).

Lasciare intiepidire le verdure, quindi aggiungere il prosciutto crudo, tagliato a dadini piuttosto piccoli, e il formaggio grattugiato.

Disporre la pasta sfoglia su un foglio di carta da forno e stendervi sopra uno strato omogeneo di farcia, ormai intiepidita, lasciando liberi solo i bordi per circa 3-4 centimetri. 
Procedere quindi arrotolando su se stessa la pasta, fino a formare un rotolo che fermerete esercitando una pressione sulle estremità.

Spennellare lo strudel con il tuorlo d'uovo e completare con i semi prescelti.
Trasferire il rotolo in una teglia (io ho usato lo stampo da plumcake che era perfetto) ed infornare a 180° per circa 25 minuti.

Servire, preferibilmente tiepido, come antipasto o come secondo piatto.




lunedì, febbraio 25, 2013

L'Abbecedario Culinario della Comunità Europea e il Bacalhau a Braz

Come vi raccontavo tempo fa, ho avuto la fortuna di potermi unire al gruppo di blogger che, girovagando virtualmente per l'Europa, ne propone i piatti propri delle tante e diverse tradizioni culinarie.

Si tratta del gruppo dell'Abbecedario Culinario della Comunità Europea, e dopo la prima tappa nei Paesi Bassi (Blog ospite: Gata da plar) e la seconda in Slovacchia (Blog ospite: Crumpets & Co), eccoci già alla terza tappa, in Portogallo (Blog ospite: La melagranata).

Ora, devo fare mea culpa perchè nelle prime due tappe sono rimasta drammaticamente indietro, talmente indietro da non riuscire a fare nemmeno du' righe di post, ma stavolta non potevo mancare!

Intanto perchè in Portogallo, e precisamente a Lisbona, ho fatto il mio primo viaggio "da grande". 
Poi perchè in materia di cucina portoghese, oltre ai meravigliosi e succulenti ricordi della mia permanenza, ho la fortuna di avere una consulente tutta mia.
Infatti la mia cara amica Ilenia ha soggiornato là per un bel periodo, ai tempi dell'Università, e quindi è stato tutt'uno alzare il telefono e chiedere consiglio.

Il baccalà è forse il principe della tradizione culinaria portoghese, ed il piatto che vi propongo è uno dei più caratteristici del paese, talmente caratteristico che, come accade anche da noi, ne esistono infinite varianti. 
Io, per l'appunto, ho adottato quella di Ilenia, che mi è piaciuta molto sia per la sua semplicità che per il risultato.




Tempo occorrente:
40 minuti

Ingredienti per 2 persone:
400 gr. di baccalà, ammollato in acqua per un paio di giorni (N.B.: l'acqua durante questo periodo ogni tanto va cambiata)
due - tre patate medie
2 cipolle (io ho usato le rosse di tropea)
3 chiodi di garofano
olio extravergine di oliva
sale q.b.
pepe
prezzemolo tritato (facoltativo)

Scolare, asciugare e ridurre a tocchetti il baccalà, disponendolo in un unico strato in una teglia precedentemente unta con un velo di olio.
Sbucciare le cipolle e ridurle a rondelle non troppo sottili, disponendole sopra al baccalà.
Disporre qua e là i chiodi di garofano.
Sbucciare anche le patate, lavarle e ridurle a rondelle di circa mezzo centimetro di spessore, disponendole sopra le cipolle in modo da ricoprire tutta la teglia.
Salare (pochissimissimo le patate), a piacere pepare ed irrorare con un filo di olio.
Mettere a cuocere in forno già caldo a 180° per circa mezz'ora.
Verso fine cottura, se vi accorgete che nella teglia c'è ancora molta acqua, potete eliminarne l'eccesso aiutandovi con un cucchiaio.
Servire ben caldo, eventualmente cosparso con del prezzemolo tritato e completato con un altro filo di olio a crudo.

E buon appetito!




venerdì, febbraio 22, 2013

La Patti e il mio polpo in galera

Ero lì bella tranquilla che mi leggevo il post della Patti, e insieme a lei mi aggiravo felice e spensierata per i vigneti della Napa Valley, godendomi il sole, il vento, i vigneti (e i vini!) quando, procedendo nella lettura, arrivo alla ricetta, quella degli spaghetti ai moscardini......

Ahi ahi ahi, alla vista di quel sontuoso piatto scatta inesorabile il desiderio di metterne non una forchettata ma una chilata buona sotto i denti, complice forse anche l'orario.....

Passano le ore ma non la voglia, e mi arrendo all'idea che dovrò passare dal pescivendolo per scongiurare il rischio di sognarmeli la notte.....hai visto mai che alle sette di sera avessero ancora i moscardini?!?
No, decisamente, loro non c'erano più, finiti da un pezzo, ma dei bei polpi occhieggiavano ammiccanti ed allora mi son detta, perchè no?!?

Con i tempi un po' ristretti, data l'ora, ho deciso di ficcarli nella pentola a pressione e di farli "in galera".....non so se la ricetta è canonica, anzi, sicuramente non lo è, visto che come tutti i piatti della tradizione del polpo in galera ci sono mille varianti, con pomodoro, senza pomodoro, con patate, senza patate, e via dicendo......

Io, alla fine, l'ho fatto a modo mio.....è comunque una ricetta semplicissima, che richiede solo un po' di tempo per la cottura. 
Ed è un piatto light, considerando che il polpo ha circa 60 calorie per 100 gr., e che viene cucinato senza grassi aggiunti, nel suo sugo, a meno che non vogliate rifinirlo con un filino di olio a crudo (come ho fatto io).


Tempo occorrente:
un'ora con la pentola a pressione
un'ora e tre quarti per la cottura lenta in un tegame 

Ingredienti per 2 persone:
2 piccoli polpi (preferibilmente decongelati, saranno più teneri)
mezzo bicchiere d'acqua
un bicchiere di vino bianco secco
una foglia di alloro
uno spicchio di aglio intero
un peperoncino
una manciata di pinoli
una manciata di olive taggiasche
olio extravergine di oliva
prezzemolo fresco

Sciacquare il polpo sotto acqua corrente e metterlo nella pentola con l'acqua, il vino, lo spicchio di aglio vestito, la foglia di alloro e il peperoncino, coprire in modo che il tutto rimanga più possibile "sigillato" dal coperchio (se usate la pentola a pressione questo avverrà da sè) e mettere a cuocere a fiamma media.
Con la pentola a pressione ci vorranno circa 40 minuti, abbassando la fiamma e calcolando i tempi a partire dal fischio; con il tegame, meglio ancora se di coccio, occorrerà invece più tempo, circa un'ora e mezza.
A cottura avvenuta far restringere a fiamma alta il sugo e aggiungere le olive e i pinoli appena tostati in un padellino antiaderente.
Servire ben caldo, con una spolverata di prezzemolo tritato e un filo di olio a crudo.

E con tanto pane, il che manderà a farsi benedire tutto il light di questa ricetta  :)

giovedì, febbraio 21, 2013

La Primavera a Mare e i ravioli di ortica

"Ogni anno è così. 
Sembra incredibile come il 21 febbraio 
sulla riva degli antichi Etruschi si festeggi 
la “Primavera a mare”
Con un mese di anticipo secondo il normale calendario stagionale, 
 le giornate si colorano di una luce speciale 
e il profumo del mare diventa prepotente e languido. 
E’ solo in questo periodo dell’anno che la nota iodata diventa 
l’unica protagonista del ventaglio odoroso. 
Una sensazione difficile da spiegare con le parole  
ma bellissima da vivere. 
Giorni carichi di promesse che ci proiettano visceralmente 
verso il senso di eterna libertà profuso dall’infinito del mare. 
Sembra quasi di percepire il senso della vita 
mentre ci si crogiola sulla riva lasciandosi andare 
al respiro delle onde.
(Fonte: QUI)

Ho rubato queste parole per raccontarvi quella sorta di sferzante vitalità che incalza, la vita che torna a serpeggiare ovunque, nei primi tepori, nell'aria che cambia, nelle giornate un po' più lunghe, nelle tenere violette che si schiudono, nelle chiacchiere allegre dei passerotti.

E mentre l'energia, paralizzata dal lungo inverno, sembra cominciare a sciogliersi e a circolare nelle vene, io mi risveglio nei panni della Raccoglitrice Paleolitica.
Ed allora, in un freddo ma soleggiato pomeriggio di febbraio, niente diventa più allettante che uscire, andar per campi e boschi, rinnovando un gesto antichissimo: la raccolta delle erbe selvatiche commestibili.

Nel camminare all'aria aperta riscopro le membra intorpidite dal letargo, respiro a pieni polmoni, mi godo l'odore del bosco, con l'occhio attento ai frutti commestibili della natura, ed in quei momenti sono tutt'uno con le donne di sempre, con le raccoglitrici preistoriche, con le guaritrici medievali, con mia nonna e mia mamma, conoscenze antiche che si dipanano lungo l'arco dei secoli......

Vi dico la verità, vorrei saperne molto di più, ma già tornare a casa con un bel bottino di ortica (che con quella non ci si può sbagliare), un mazzetto di asparagi selvatici, qualche cespo di borragine, beh, è una soddisfazione unica, piena, arcaica ed ancestrale.....procacciarsi il cibo con le proprie mani!
E che cibo!

Con l'ortica, raccolta lo scorso week end, ho deciso finalmente di cimentarmi in un piatto che desideravo provare da tempo: i ravioli.



Tempo occorrente:
un'ora e mezza

Ingredienti per 4 persone:
Per la sfoglia:
200 gr. di farina ( io ho usato metà semola rimacinata e metà grano tenero 00, tutto Molino Chiavazza)
2 uova
un pizzico di sale
un cucchiaino di olio

Per il ripieno:
foglie di ortica (la mia, da cruda, riempiva mezza busta da spesa)
un etto di ricotta di pecora
Parmigiano Reggiano
noce moscata
sale q.b.

Indossando i guanti di gomma, selezionare le foglie di ortica e lavarle accuratamente, quindi sbollentarle per alcuni minuti in acqua bollente salata.
Scolarle, strizzarle accuratamente e lasciarle intiepidire.

Intanto procedere con la preparazione della sfoglia: disporre le farine a fontana sul piano di lavoro e rompervi al centro le due uova; aggiungere un pizzico di sale ed un cucchiaino di olio e, cominciando dall’interno, sbattere le uova aiutandosi con una forchetta e aggiungendo via via la farina che si trova ai bordi della fontana. Quando la pasta comincerà ad essere manipolabile, infarinare le mani e cominciare a lavorare l’impasto con le mani stesse, fino ad ottenere una massa liscia e compatta (nel caso risultasse troppo asciutta, bagnare con poca acqua tiepida).
Formare una palla, coprirla con la pellicola e lasciar riposare almeno mezz'ora.

Preparare la farcia con l'ortica tritata grossolanamente, la ricotta sgocciolata, il Parmigiano grattugiato, un pizzico di sale e un po' di noce moscata. 

Stendere la sfoglia come di consueto, con la macchina o a mano, poi ritagliarla con l'aiuto di un taglia biscotti.
Deporre un cucchiaino di farcia su un pezzo di sfoglia e sovrappone un altro, facendo pressione, prima con le dita, poi con una forchetta, affinchè i bordi dei ravioli si saldino insieme. Procedere così fino ad esaurimento degli ingredienti

Lessare i ravioli in abbondante acqua salata e servire conditi a piacere.


Noi, che siamo golosi, abbiamo deciso di degustarli in due versioni:

in bianco, con del prosciutto magro rosolato con erbe aromatiche, sfumato con del vino e mantecato con poco burro ed abbondante Parmigiano......







.......e con un sughetto veloce di pomodoro, con abbondante cipollina novella e maggiorana nel soffritto e un bel po' di parmigiano sopra.....




.....ed erano buoni entrambi!!!!





mercoledì, febbraio 20, 2013

Una zonzolata da sogno

Probabilmente un sogno, nulla più......il sogno di un viaggio lungo, lento, di altri tempi.

Ricalcare con i miei passi le orme millenarie di uomini, illustri ed ordinari, che lungo quel reticolo infinito di strade hanno trasportato merci rare, ed insieme ad esse culture, filosofie, religioni, e messo in contatto Oriente ed Occidente, e dato vita a storie eterne.

Viaggiare lungo le vie delle leggende, riempiendo gli occhi di meraviglia e il cuore di storie, con Alessandro Magno alla mia destra e Marco Polo alla sinistra.

Partire in treno da Istanbul, attraversare l'Anatolia, scendere lentamente lungo la costa,  Biblo, Sidone e Tiro, Antiochia, Damasco e Petra, e riprendere decisamente verso est, un passo dopo l'altro, Palmira, Edessa, e Baghdad, ed Ekbatana, giungere a Teheran e da lì Esfahan, e Tabriz, e Yadz, nel cuore di mille culture, iranica, persiana, ellenistica, partica, sasanide ed araba, ed ancora più ad est, verso Samarcanda e Bukhara, tra moschee, minareti e caravanserragli.

E dopo, il dilemma: aggirare il Taklamakan e continuare verso est, attraverso la Cina e la Mongolia, fino a Pechino, come gli antichi mercanti di seta; oppure scendere a sud-est, verso l'Indo, insieme ad Alessandro il Grande, e fare quello che non è riuscito a lui, andare oltre, Islamabad, Dehli, Katmandu......

Incontrare mille popoli, ascoltare le loro mille lingue e dialetti, innamorarmi delle storie, piccole e grandi, paesaggi immensi, infiniti, orizzonti senza confini, viaggiando contemporaneamente nello spazio e nel tempo, e vedere con i miei occhi le città e i villaggi, quelli vivi e quelli che non esistono più, ascoltare le voci dei viaggiatori, dei mercanti, dei cantastorie di oggi e di duemila anni fa, sentirmi narrare le storie nascoste tra i ciottoli, nelle crepe dei muri, nei mercati. 
Un universo nato da millenni di sommessi dialoghi o lotte fratricide tra mille mondi, diversi e eppure uguali.

Probabilmente un sogno, nulla più....ma chissà, un passo per volta.....il primo già l'ho fatto......

Istanbul, vista dal Bosforo

Dedico questo post, le immagini che evoca, e le sue emozioni, ai miei cari amici zonzoloni, Elena e Massi, e al loro primo giveaway "Zonzolata da sogno".....ragazzi, dopo avermi fatto perdere nei miei sogni, ci pensate voi ora a riportarmi con i piedi per terra?!?







martedì, febbraio 19, 2013

I pacchettini di verza fusion per Colors and Food

Il tema di febbraio di Colors and Food mi è piaciuto subito tantissimo e ci tenevo molto a partecipare.
Anche se non sono granchè nelle presentazioni, mi piace molto l'idea di giocare sui colori nella realizzazione dei miei piatti, e quando sono in vena mi diverto ad intonarli ad una stagione, ad un umore, ad un tema.....
Ancor più mi piace l'idea di coniugare questo aspetto cromatico al tema del fusion, che in generale è uno dei tipi di cucina che più amo.

Mi piace, quando vado in viaggio, assaggiare piatti che non conosco, immergermi nelle culture anche attraverso il cibo, gli aromi, gli ingredienti e le materie prime, e non torno mai a casa senza un buon libro di ricette e qualcosa da sperimentare.
Ma poi, quando sono ai fornelli, finisco spesso per cambiare, adattare, sperimentare, mescolare sapori, unire la mia tradizione e quella del paese in questione.....quella fusion è una cucina libera, creativa, fantasiosa, che non conosce limiti nelle sue declinazioni!

Ci ho pensato molto a cosa preparare ma, forse un po' a corto di ingredienti speciali, ed anche un po' di fantasia, non riuscivo a pensare a qualcosa che fosse realmente diverso. Soliti noodles, solito couscous, solito basmati....uhmmmm, no, per Cinzia e Valentina volevo qualcosa di diverso stavolta.
Alla fine ho pensato ad una soluzione un tantino estrema: un piatto molto radicato nella cucina tradizionale italiana (penso, ad esempio, ai Capunet piemontesi, per i quali vi rimando alla bravissima Lory B.), ed un metodo di cottura che invece è tipico di tutto il Maghreb, ovvero la tajine.

Questo tipo di "pentola" ha il pregio di cuocere lentamente gli ingredienti nel loro stesso vapore, rendendone al massimo il gusto ed il profumo. Richiede tra l'altro pochi grassi, ed il risultato di questo esperimento sono stati questi pacchettini gustosi, fragranti e sofficissimi.



Tempo occorrente:
un'ora

Ingredienti per 2 persone:
200 gr. di macinato magro (io di Chianina)
2 salsicce di maiale fresche
50 gr. di Emmenthaler grattugiato 
una decina di foglie di verza
un uovo
un bicchiere di latte
1/2 bicchiere di pane grattugiato per l'impasto
una cipollina novella
uno spicchio di aglio intero
un rametto di rosmarino
qualche foglia di salvia
una tazza di brodo vegetale
sale q.b.
olio extravergine di oliva

Portare ad ebollizione l'acqua in una pentola ed al bollore immergervi le foglie di verza, lavate, e lasciarle cuocere per tre-quattro minuti, quindi scolarle e disporle ad asciugare su un panno da cucina pulita.
In una ciotola abbastanza grande unire la carne, le salsicce spellate, l'Emmenthaler grattugiato, l'uovo, il pane grattato ammollato nel latte, e la parte verde del cipollotto tritato finemente.
Salare ed impastare bene tutti gli ingredienti fino ad ottenere un composto omogeneo.
Comporre con questo dieci polpette, schiacciarle leggermente e deporne una su ogni foglia di verza, chiudendola poi su se stessa  e legandola con lo spago da cucina, proprio come un pacchetto.
Disporre la retina spargifiamma sul fornello, quindi la tajine.
In un cucchiaio di olio far soffriggere appena l'aglio e le erbe aromatiche, quindi aggiungere i pacchettini e farli dorare su entrambi i lati.
Quando avranno preso un po' di colore aggiungere il brodo vegetale, regolare di sale, coprire e lasciar cuocere senza scoperchiare per circa mezz'ora.
Trascorso questo tempo far restringere, se necessario, il sughino che si sarà formato, a piacere filtrarlo e servirlo insieme ai pacchettini ben caldi.


Con questa ricetta partecipo al contest Colors and Food il cui tema per febbraio è: 







lunedì, febbraio 18, 2013

Il segreto è negli ingredienti: gli spaghetti con la palamita al profumo di rosmarino

Sabato.
Una giornata favolosa, una di quelle di febbraio inoltrato in cui, in un angolo assolato e senza vento, e con un po' di ottimismo, si può già sognare di essere alle porte dell'estate.....

E allora, senza nessun programma, si sale in macchina e si va verso il mare, a far due passi e perchè no, a mangiare del buon pesce.
E capita che si trovi un posticino allettante, che si entri e ci si senta già a proprio agio, che si apprezzi l'arredamento curato, l'apparecchiatura semplice e allo stesso raffinata, che si facciano quattro chiacchiere con i gestori, che si apprezzi la musica di sottofondo, la filosofia del posto, e che si passi poi ad ordinare, scegliendo da una carta che varia a seconda delle stagioni e della disponibilità del pescato. 
Un ottimo antipasto di pesce azzurro in carpione su un lettino di ceci, saporito ed equilibrato, seguito da un primo semplice ma promettente....tagliatelle con cozze, pomodorini e basilico. 

Ed è qui lo sbaglio, anzi, il doppio sbaglio: il loro, proporre un condimento con pomodorini e basilico a febbraio, ed il mio, che mi chiedo cosa mi abbia detto il cervello, a me, strenua sostenitrice dei prodotti di stagione.
Perchè il piatto era cucinato a regola d'arte ma diciamoci la verità, il pomodorino a febbraio, oltre ad essere mortalmente pallido (e proveniente chissà da dove!), sa veramente di poco; il basilico fresco poi è pura utopia (infatti quello in questione aveva quel sapore amarognolo tipico del prodotto surgelato).

Tutto ciò per ribadire ancora una volta che il primo e più importante passo in cucina è nella scelta delle materie prime, e che è inutile essere bravi e creativi se non si parte dalle basi.

Gli spaghetti che vi propongo oggi ne sono una prova. 
Ottima la qualità della pasta, ottimo Presidio Slow Food la palamita sott'olio (che potete sostituire con il tonno ma mi raccomando, che sia ottimo anche quello, almeno per una volta!), ottimo l'olio "di casa" regalato dai nostri amici del Mariannino, ottime le olive taggiasche, ottimo, modestamente, il pomodoro, fatto l'estate scorsa con le mie manine d'oro e con i pomodori a km zero...a prima vista un piatto banale, ed è vero, una ricetta semplice e rapida, ma a fare la differenza sono gli ingredienti, e ve lo posso assicurare, il risultato è stato eccellente davvero....altro che ristorante!



Tempo occorrente:
20 minuti

Ingredienti per 2 persone:
200 gr. di spaghetti (io Vermicelli Delverde)
100 gr. di palamita sott'olio
un barattolo di passata di pomodoro
uno spicchio di aglio
un peperoncino
un rametto di rosmarino
1/2 bicchiere di vino bianco secco
olio extravergine di oliva
una manciata di olive taggiasche
sale q.b.

Portare ad ebollizione l'acqua per la pasta.
Intanto in una pentola far soffriggere in un cucchiaio d'olio l'aglio intero, leggermente schiacchiato, ed il peperoncino.
Aggiungere quindi i filetti di palamita, sgocciolati dall'olio, e il rametto di rosmarino.
Lasciare insaporire un paio di minuti, quindi sfumare con il vino bianco e lasciar evaporare.
Aggiungere la passata di pomodoro,le olive taggiasche, regolare di sale, coprire e lasciar cuocere per una decina di minuti.
Nel frattempo salare l'acqua e cuocere gli spaghetti ben al dente.
Scolarli e servirli conditi con il sugo alla palamita, aggiungendo a piacere un filo di olio a crudo.



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